BANDO PER LA CONCESSIONE DI CONTRIBUTI
BANDO PER LA CONCESSIONE DI CONTRIBUTI PER L’INSTALLAZIONE DI SISTEMI ANTIFURTO, ANTIRAPINA O ANTINTRUSIONE E DI VIDEOSORVEGLIANZA PRESSO LE ABITAZIONI PRIVATE, NELL’AMBITO DEL PROGRAMMA REGIONALE DI FINAZIAMENTO IN MATERIA DI POLITICHE DI SICUREZZA
Quotidiano locale: Il Piccolo del 30.12.2016
TRIESTE Il secondo round dell’offensiva comunale sulla sicurezza si sposta in casa. Dopo i vigili in viale XX Settembre (il prossimo anno gli agenti della municipale saranno dotati di pistole, soprattutto per i turni notturni), le ordinanze anti-parcheggiatori abusivi e anti-accattoni, il Comune è pronto a finanziare l’acquisto di sistemi antifurto e rapina per gli appartamenti dei triestini. «Questa città non è così sicura come ce l’hanno dipinta per anni, tutt’altro – osserva il vicesindaco leghista Pierpaolo Roberti – gli episodi di cronaca sono continui.
I cittadini hanno diritto di proteggersi al meglio e noi cerchiamo di aiutarli». Detto fatto. Il municipio ha appena ottenuto dalla Regione un fondo di 250 mila euro, una somma che servirà ad assegnare contributi alle famiglie che intendono installare impianti moderni e certificati.
Quali? Roberti, ieri in conferenza stampa, li ha elencati: allarmi e dispositivi di videosorveglianza, innanzitutto, ma anche porte e persiane blindate, grate e inferriate. Resta fuori dal novero la videocitofonia.
L’annuncio del vicesindaco Roberti: «Nel 2017 bandi sperimentali per presidiare alcuni punti della città. Formazione affidata ai vigili»
Ecco i requisiti previsti: per fare domanda agli uffici comunali è indispensabile essere residente in Friuli Venezia Giulia (da almeno ventiquattro mesi e in via continuativa) e nel Comune di Trieste. Si deve abitare, naturalmente, nell’immobile oggetto dell’intervento. È necessario però anche possedere l’alloggio; circostanza, questa, che esclude automaticamente tutte le persone che vivono in appartamenti Ater. L’Isee del beneficiario, infine, non può superare i 35 mila euro. Chi sta sopra a questa soglia, dunque, non potrà usufruire del fondo. Il documento da portare in municipio al momento della presentazione della domanda deve essere «in corso di validità», precisa il Comune, e riferito al proprio nucleo familiare.
Tutte le istruzioni burocratiche e operative sono comunque descritte per filo e per segno nel sito internet dell’ente ( http://bandieconcorsi.comune.trieste.it/ ).
A partire dalla cifra che il municipio potrà effettivamente erogare a ogni persona: si tratta del 50% del costo totale dell’impianto, fino a un massimo di 3 mila euro, Iva inclusa.
Non è finanziabile ciò che sta sotto i 1.000 euro. Facendo un paio di conti, considerando i 250 mila euro stanziati, la giunta comunale stima un parterre di circa 130 possibili beneficiari.
Pochi? Tanti? È un inizio, anche in vista di un’eventuale conferma del finanziamento per il prossimo anno. In questa tranche verranno sovvenzionati i progetti che, in base al punteggio, occupano la posizione più alta in graduatoria fino a esaurimento del denaro disponibile. Come ha ricordato lo stesso Roberti ieri in conferenza stampa, il Comune sostiene l’acquisto di attrezzatura di nuova produzione, a norma e con una garanzia di almeno due anni dalla data dell’acquisto. Sono esclusi dal contributo tutte le opere che riguardano le parti comuni degli edifici da mettere sotto controllo: «Possiamo dare fondi per installare le telecamere per le porte degli alloggi, ad esempio, ma non per i portoni di ingresso di un palazzo», ha precisato il vicesindaco.
Anche i costi di manodopera sono finanziabili. Sono ammesse al fondo comunale le spese sostenute dal singolo cittadino a partire dal primo gennaio al 31 maggio. La procedura di liquidazione dei soldi (di fatto un rimborso) terminerà entro il 31 dicembre del prossimo anno. Il contributo non è però cumulabile con forme analoghe di sostegno pubblico. Sarà comunque una commissione ad hoc ad esaminare le richieste, a passare al setaccio gli Isee e a selezionare gli aventi diritto.
«L’iniziativa – ha spiegato il vicesindaco – rientra nell’ambito della legge regionale 9 del 2009 (il Programma in materia di politiche sulla sicurezza, ndr) che sostiene questo genere di progetti.
Riteniamo che questa sia una misura particolarmente importante e innovativa a Trieste, visto che è la prima volta che parte.